Non è ciò che sembra

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  1. shorty6
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    CITAZIONE (§HermioneSims§ @ 23/3/2017, 13:15) 
    Mannaggia, cos'altro avrà nascosto Jason stavolta?

    Comunque non mi ricordavo più quanto fosse Rosa la casa di Momoko dopo la ristrutturazione fatta da Giulia :asd: davvero molto rosa!

    Ahahahah si povera Momoko :D
    Nel prossimo capitolo finalmente scopriremo tutta la verità :lol:
     
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  2. shorty6
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    Capitolo 22

    Dopo aver udito quelle parole, il cuore di Momoko cominciò a martellare forte nel petto, facendole quasi male. Rimase per qualche secondo in silenzio, sull’uscio della porta, soppesando quanto detto da Jason, lo sguardo fisso su di lui.

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    «Io... Tu...» farfugliò Momoko. La bocca era impastata, la gola asciutta. Lo sguardo ferito e confuso, in cerca di spiegazioni. «Che cosa mi devi dire, Jason?» Si meravigliò della sua voce roca e mascolina.
    Jason si passò nervosamente la mano tra i capelli, spostandoli indietro. «Tutta la verità» rispose semplicemente, voltandosi verso la strada.
    Momoko fece un passo in avanti, poi si fermò, aggrottando la fronte. La porta si chiuse alle sue spalle con un tonfo sordo.
    Jason si voltò nuovamente verso di lei, sorridendole con una vena di insicurezza «E’ difficile anche per me, Momoko» sussurrò con voce calda «Non mi sono mai aperto con nessuno... ma con te voglio farlo.»

    2_1

    Il cuore continuava a martellarle nel petto, mentre una morsa improvvisa imprigionò il suo stomaco.
    «Vieni con me» Jason le porse la mano, scrutandola con i suoi occhi verdi e profondi. Momoko non capiva se dovesse fidarsi di lui. Troppe volte si era fidata delle persone sbagliate. Si morse il labbro ed osservò per qualche istante gli occhi di Jason. Erano così sinceri. Timidamente, strinse la sua mano. Era calda e sudata, liscia e morbida. Poco più grande della sua, con delle dita affusolate. Le dava quel senso di protezione e sicurezza che mai in nessun Sim aveva trovato.
    A passi lenti, Jason la condusse nel giardino del suo Lotto. Una ventata di aria la costrinse ad incrociare le braccia per cercare un po’ di calore. Jason se ne accorse e si tolse la giacca, appoggiandola sulle sue spalle. Momoko si fermò meravigliata, osservando il corpo muscoloso di Jason, coperto solamente da una maglietta grigia.
    La luna illuminava i loro volti perlacei, mentre il fruscio delle foglie faceva da sottofondo musicale al loro intimo silenzio.
    «Nessuno l’aveva mai fatto prima d’ora» mormorò lei alzando il volto e guardandolo in quegli occhi profondi.
    Si sentiva così piccola e fragile in suo confronto. Ma quella sensazione non la impauriva, anzi, la faceva sentire a proprio agio.
    «E io non l’avevo mai fatto a nessuna prima d’ora» sorrise imbarazzato.
    Momoko arrossì improvvisamente, ma tenne ugualmente lo sguardo alto, complice il buio della notte.
    Fecero qualche passo in silenzio, avvicinandosi ai folti cespugli su un lato del Lotto.
    «Beh,» disse poco dopo Momoko raschiandosi la gola «dove mi volevi portare?»
    Jason propose un sorriso impacciato. Le sembrava così strano vederlo sotto quella veste, quasi irriconoscibile rispetto ai giorni precedenti, in cui splendeva in tutta la sua sicurezza.
    «Proprio qui» rispose, stringendosi nelle spalle.

    3_1

    Momoko si guardò intorno: si trovavano semplicemente nel prato del suo Lotto, impreziosito con una flora rigogliosa su un lato, non c'era nulla di diverso. Corrucciò la fronte, scuotendo lentamente la testa. «Non capisco...»
    «Avvicinati» le consigliò Jason con tono calmo e pacato, indicandole il terreno su cui crescevano le piante.
    Momoko fissò prima lui e poi il suolo, mordendosi indecisa il labbro. Lanciò un ultimo sguardo a Jason, che lo ricambiò con un cenno di assenso ed un sorriso. Si avvicinò dunque alla fitta vegetazione. E fu allora che la vide.
    Una vecchia scala a chiocciola di legno scuro, che conduceva ad uno Scantinato, era stata installata tra le piante. Se non ci si addentrava tra i cespugli e non si guardava con attenzione il suolo era impossibile notarla.

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    Accigliata, Momoko si voltò verso Jason. «Do-dove porta questa scala?» balbettò bagnandosi le labbra.
    Lui sospirò visibilmente agitato, passandosi una mano lungo il mento, accarezzandosi la rasatura imperfetta. «Scendiamo» sussurrò facendole strada «sarà più semplice da spiegare.»
    Come un burattino, Momoko seguì in silenzio Jason lungo quei gradini che sembravano interminabili. La tensione era palpabile, ed era accompagnata dallo scricchiolio della vecchia scala sotto il loro peso.

    5_0

    Appena raggiunsero il piano interrato, furono accolti da un’aria calda e pesante. Prontamente Jason accese la luce, rivelando il segreto che lo Scantinato custodiva gelosamente. Una piccola stanza, arredata semplicemente con un gruppo di piante finte poste in un angolo, si presentò davanti a loro. Le pareti erano abbellite con diversi quadri che Momoko non aveva mai visto prima, messi in risalto da tiepide luci poste sotto di essi.

    6_1

    «Tu... come fai... a conoscere... questo posto...?» sussurrò lentamente Momoko con la bocca leggermente aperta per lo stupore, spostando lo sguardo da una parte all’altra della stanza. Senza attendere risposta, si avvicinò ad un dipinto che ritraeva una Giovane Sim con lunghi capelli neri e occhiali da sole. La Sim era sola e sembrava essersi persa in una grande città a lei sconosciuta. Quel quadro esprimeva la solitudine del pittore.
    Improvvisamente, Momoko riconobbe quella tecnica artistica. Le pennellate rapide, l’utilizzo del solo colore nero, il soggetto dell’immagine. Erano opere inedite di Anonimo.

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    Si voltò di scatto verso Jason, i suoi occhi luccicanti richiedevano spiegazioni.
    «Ti ricordi» mormorò lui abbassando lo sguardo «Ti ricordi che ieri ti ho detto che Anonimo custodiva le sue opere inedite nello Scantinato di casa sua?»
    Momoko annuì lentamente, inclinando la testa. Poi, improvvisamente, il suo sguardo si illuminò. Sgranò gli occhi, deglutendo rumorosamente.

    8_0

    Jason annuì con fermezza. «Sì, era lei» sussurrò con voce rauca.
    Momoko si sentì svenire. Una fitta le trapassò il cuore, una volta, due, tre. Sentiva il suo corpo invaso da migliaia di aghi pungenti.
    «Mia zia... era Anonimo...?» Quella frase suonò più come un’affermazione che una domanda.
    Improvvisamente sentì le gambe cedere sotto il suo peso, mentre una vampata di calore avvolse tutto il suo corpo. Appoggiò una mano alla parete dello Scantinato per cercare di tenersi in equilibrio e, con un rapido gesto, tolse la giacca di Jason, appoggiandola ad una sedia.
    Respirò profondamente per qualche istante, cercando di mettere ordine nella sua testa.
    «Aspetta...» esordì d’un tratto, tornando a fissare Jason, che fino a quel momento era rimasto in disparte a fissare il vuoto «Quindi, quindi quando ieri mi parlavi di una Sim che ti è stata accanto, ti ha accolto nella sua casa, ti ha insegnato la sua tecnica artistica, svelandoti il suo segreto... tu ti riferivi a mia zia?»

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    Jason fissò per qualche secondo Momoko, senza dire una parola. Poi abbassò lo sguardo, concentrandosi su un sassolino bianco al centro della stanza. Si avvicinò e lo calciò, facendolo sbattere contro una parete e provocando un lieve suono che riecheggiò per tutta la stanza.
    «Jason, parlami!» sbottò Momoko, con gli occhi gonfi di lacrime. Con la mano spostò freneticamente i capelli incollati alla fronte sudata.
    Jason alzò lo sguardo e si strinse nelle spalle. «Io devo tutto a Fumiko. Lei mi ha letteralmente salvato la vita. Mi è stata accanto nei momenti difficili, mi ha aiutato ad ambientarmi in un mondo che non conoscevo... ha fatto tanto per me.» I suoi occhi erano così sinceri e riconoscenti.

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    Momoko si portò una mano alla bocca. Mai avrebbe immaginato di udire quelle parole. Mai avrebbe pensato che zia Fumiko fosse una rinomata pittrice. Mai avrebbe pensato che dietro uno sguardo beffardo ed un corpo da duro si potesse celare un’anima così semplice ed autentica. Jason era così... vero.
    Momoko scrollò improvvisamente la testa, mentre il suo viso si colorò di rosso. Era rimasta per tutto quel tempo a fissare insistentemente Jason. Lui le rivolse un tenero sorriso.
    Sentiva di dovergli porre un’infinità di domande, ma dopo quella confessione si sentiva terribilmente spossata. Ancora non riusciva a capacitarsene. Appoggiò le mani sui fianchi e fece qualche passo lungo il perimetro della stanza, osservando i quadri appesi. Erano così intrisi di dolore. Toccò delicatamente un dipinto, facendo scivolare le sue dita lungo le rapide pennellate di colore. Riusciva a cogliere la malinconia e la sofferenza di zia Fumiko. Aveva perso un fratello in un tragico incidente, non era riuscita a prendersi cura della sua unica nipote, abitava in una città nella quale non era mai riuscita ad ambientarsi appieno.
    D’improvviso aggrottò la fronte, voltandosi di scatto verso Jason. «Quindi quando ti ho incontrato un paio di giorni fa di notte fuori dal mio Lotto con la tua Manager... ehm-Simona?... tu in realtà eri nello Scantinato?»

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    Jason sorrise, portandosi una mano dietro al collo e spettinandosi i capelli. «Beccato» rispose, sollevando rapidamente le sopracciglia «come ti dicevo, ogni tanto vengo qui a raccogliere le opere di Fumiko, per presentarle alla mostra. Simona mi aiuta. Lo facciamo di notte, quando tutti dormono e non vengono disturbati dai nostri rumori. Sai, i quadri pesano parecchio!»
    Momoko lanciò una rapida occhiata a Jason quando sentì quelle parole. Un ricordo le era tornato alla mente. Pochi giorni prima, di notte, si era svegliata perché aveva udito un rumore che aveva poi attribuito ad un Procione dispettoso.
    Un cigolio, dei passi, un oggetto strisciante, si ricordò, ed il giorno dopo una nuova mostra. «Quindi eri tu...» si lasciò sfuggire con flebile voce. Jason non stava mentendo. Portava avanti con onore l’arte di zia Fumiko, senza impossessarsene. Lui era onesto, aveva il Tratto Buono. E aveva deciso di aprire il suo cuore, per la prima volta, a lei. Ma perché proprio a lei?
    «Mia zia non mi ha parlato di questa sua...attività...perchè tu ora decidi di confidarti con me? Di svelarmi questa storia che nessuno conosce?»

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    Jason le rivolse uno sguardo perplesso e per un momento si irrigidì. «Beh, te l’ho detto» disse poco dopo utilizzando un tono di voce calmo e pacato «pensavo fosse giusto che tu lo sapessi. Io... ti vedevo soffrire e mi dispiaceva. E poi, Fumiko era tua zia. Eri parte del suo mondo, quindi è giusto che venga condiviso con te anche questo aspetto.»
    Momoko si morse un labbro e sospirò. «E’ tutto? Non è che poi vengo a scoprire altre cose, vero?» Accompagnò la domanda con una risatina nervosa.

    13_1

    Jason aprì la bocca per replicare, ma la chiuse subito dopo. Si passò nervosamente una mano tra i folti capelli bruni. «Veramente... ti dico queste cose anche perché tu fai parte di tutto questo. Io... Momoko, io ti conosco. Da tempo.»
    Momoko sgranò gli occhi. Una goccia di sudore le pizzicò la fronte. «Che cosa significa?»
    A passi svelti Jason si avvicinò ad una porta situata lungo una delle pareti del locale, vicino alle scale a chiocciola.

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    Afferrò con decisione il pomello, poi rivolse un ultimo sguardo a Momoko. I suoi occhi erano vuoti. Attese qualche istante poi spinse il pomello. La porta si aprì lentamente con un cigolio, rivelando un’altra stanza davanti agli occhi increduli di Momoko. Un brivido le percorse rapidamente il corpo.

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    Questa volta non ci provo neanche a fare previsioni su cosa succederà adesso perché, come hai confermato in ogni capitolo, Non è ciò che sembra.

    Non mi aspettavo proprio che c'entrasse la zia Fumiko, anche se questo spiega un sacco di punti rimasti misteriosi nei capitoli passati (altro che Procione!)

    Comunque, la frase:"Io... Momoko, io ti conosco. Da tempo." detta poco prima di entrare in una stanza segreta che va a finire proprio sotto la casa di Momoko mi sta inquietando un po'. Potrei capire se la zia Fumiko avesse raccontato della sua nipotina a quello che a questo punto era un suo discepolo/protetto, ma quale altro segreto vorrà svelare a Momoko mostrandole il contenuto di una stanza segreta? :o:

    La pianto qui, perché mi sono ripromessa di non fare previsioni, ma aggiorna presto perché sono curiosissima!
     
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  4. shorty6
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    CITAZIONE (§HermioneSims§ @ 15/4/2017, 15:42) 
    Questa volta non ci provo neanche a fare previsioni su cosa succederà adesso perché, come hai confermato in ogni capitolo, Non è ciò che sembra.

    Non mi aspettavo proprio che c'entrasse la zia Fumiko, anche se questo spiega un sacco di punti rimasti misteriosi nei capitoli passati (altro che Procione!)

    Comunque, la frase:"Io... Momoko, io ti conosco. Da tempo." detta poco prima di entrare in una stanza segreta che va a finire proprio sotto la casa di Momoko mi sta inquietando un po'. Potrei capire se la zia Fumiko avesse raccontato della sua nipotina a quello che a questo punto era un suo discepolo/protetto, ma quale altro segreto vorrà svelare a Momoko mostrandole il contenuto di una stanza segreta? :o:

    La pianto qui, perché mi sono ripromessa di non fare previsioni, ma aggiorna presto perché sono curiosissima!

    Dai ci provo a creare un po' di mistero e suspense ;)
    Hai detto bene, Jason era una sorta di protetto di zia Fumiko e grazie a lei è riuscito ad imparare molte cose. Presto vedremo cosa si nasconde dietro quella stanza. Poi basta misteri promesso :D
    Cerco di aggiornare il prima possibile, grazie ^_^
     
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  5. shorty6
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    Siamo arrivati alla fine della storia. Spero di aver risolto tutti i dubbi perchè è passato molto tempo e gli ultimi capitoli erano solo abbozzati.
    Comunque, questo è l'ultimo capitolo. Seguirà poi l'epilogo.

    Capitolo 23

    Davanti agli occhi stupiti di Momoko si presentò una piccola ed appartata stanza, ricca di arredamento e quadri colorati. Sembrava di entrare in un mondo completamente diverso rispetto all'ambiente precedente. In un angolo della stanza era posizionato un cavalletto da pittore, con accanto tutti i prodotti necessari per dipingere, mentre sul lato opposto si trovavano diverse mensole sulle quali erano posizionati diversi materiali. Lo sguardo di Momoko fu attirato dai dipinti appesi alle pareti. Riconosceva la tecnica artistica di Anonimo... di zia Fumiko. Ma quei ritratti erano differenti. Non erano in bianco e nero, ma a colori, e ritraevano tutti una Giovane Sim asiatica dei lunghi capelli neri. Momoko non poté fare a meno di notare una certa somiglianza tra lei e la Sim ritrattata nei quadri. Deglutì rumorosamente, mentre il suo cuore accelerò il battito. Aveva ancora così tante domande. C’erano ancora così tante cose che non riusciva a spiegarsi.

    1_2

    Si voltò verso Jason, che attendeva pazientemente con le mani in tasca e lo sguardo vacuo.
    «Dimmi qualcosa, ti prego...» sussurrò Momoko con il cuore in gola. La sua mente era annebbiata da tutti gli avvenimenti che si erano susseguiti freneticamente in quei pochi giorni.

    2_2

    Aveva bisogno di risolvere un dubbio alla volta, in ordine. «Parti dall’inizio, per favore.» I suoi occhi erano così tristi e confusi. Si portò una mano alla testa, massaggiandosi la fronte, e si abbandonò infine in un sospiro di sconforto.
    Jason fece lentamente qualche passo all’interno della stanza, tenendo le mani in tasca. Espirò profondamente. «Fumiko aveva un dolore dentro... che la divorava. Soffriva per la morte di suo fratello, tuo papà» le rivolse una rapida occhiata, poi abbassò nuovamente lo sguardo, grattandosi nervosamente il braccio «Ma soprattutto soffriva per non essersi potuta occupare di te. Soffriva per tutte le cose che ti sono successe in passato...»

    3__2_

    Jason si fermò, notando l’espressione afflitta di Momoko. Le faceva ancora troppo male pensare al suo passato. E sapere che qualcun altro ne era a conoscenza, senza che lei gliene avesse direttamente parlato, la confondeva maggiormente e la disarmava. Improvvisamente, gli occhi di Momoko si gonfiarono di lacrime.
    Jason se ne accorse e si avvicinò prontamente a lei. Con tenerezza, le asciugò il volto rigato. Momoko sollevò lo sguardo per incrociare quello di lui. Non erano mai stati così vicini. Inspirò con forza, cercando di calmarsi. Annaspando tutta l’aria che i suoi polmoni le concedevano trovò un’ancora di salvezza, un profumo inebriante che la rassicurò: era il profumo della sua pelle. Così dolce, fresco, delicato. Sensuale. Raggiungibile.

    4_2

    Con delicatezza, Jason le alzò il mento, indirizzando lo sguardo di Momoko verso il suo. «Scusami, io... non volevo... non era mia intenzione farti piangere» sussurrò a pochi centimetri dalla sua bocca. Un brivido le percorse tutta la schiena, rifugiandosi dietro la nuca e facendola rabbrividire.
    Quella vicinanza a Jason la stava confondendo maggiormente. Perdendosi nel verde dei suoi occhi profondi, si chiese se quelle emozioni che lui le faceva provare derivassero unicamente dal suo Tratto Irresistibile o ci fosse sotto qualcosa di più profondo. Momoko scosse la testa. Non poteva permettersi distrazioni. Non in questo momento. Aveva bisogno di ricevere altre risposte. «Jason... ma perché mia zia firmava i suoi quadri con lo pseudonimo Anonimo? Perché non hai mai svelato la sua identità? Io... proprio non riesco a capire.»

    5_1

    Jason si bloccò nell’udire quella domanda. Rimase qualche istante fermo, mentre i suoi occhi danzavano da una parte all’altra del viso di Momoko. Poi, il suo sguardo divenne cupo e serio.
    «Perché in pochi l’avrebbero apprezzata se si fosse firmata con il suo vero nome» si strinse nelle spalle, passandosi poi una mano tra i capelli «Lei... non era ben vista a Twinbrook. Perché era diversa. Proveniva da un Paese diverso, da una cultura diversa. E’ stato difficile per lei ambientarsi a Twinbrook.»
    Momoko annuì. Questo aspetto riusciva a comprenderlo pienamente. «E tu non mostri realmente chi sei per lo stesso motivo?»
    Jason non riuscì a trattenere uno sbuffo. «Dai, guardami. Credi davvero che qualcuno comprerebbe le mie opere se sapesse che sono io l’autore?»

    6_2

    Momoko si ricordò della prima impressione che aveva avuto di Jason e del suo stupore nell’apprendere che lui fosse un intenditore di arte, e che avesse un ottimo gusto in fatto di arredamento. Di certo i suoi Abiti Quotidiani e i suoi Modificatori Corporei non lasciavano trapelare i Tratti della sua Simologia.
    «E anche tu sei straniero...» aggiunse Momoko cercando di sviare l’argomento «Quindi, come mi avevi detto, hai faticato ad ambientarti qui.»
    Jason sospirò. «Purtroppo Twinbrook gira in questo modo» riprese, cercando di mascherare un tono di voce irritato «Si preferisce pensare che un artista sia per forza un Sim ben curato e rispettabile. Come Andrea Montecarli, no?» La sua voce era aspra e tagliente.

    7_2

    Nel sentire quel nome, Momoko ebbe un sussulto. Cercò di allontanare i pensieri negativi che la sua mente stava producendo, concentrandosi sul racconto di Jason.
    «Posso capire» ammise con flebile voce.
    «Se rivelo la mia identità, so che i miei dipinti non verranno più apprezzati. E lo pensava anche Fumiko. Quindi, piuttosto, rimango in penombra» aggiunse Jason infine, lasciandosi cadere in un gran sospiro.
    Momoko corrucciò la fronte, inclinando la testa «Ma allora perché mi hai voluto rivelare il tuo segreto?»
    Jason le rivolse uno sguardo profondo, ricco di emozioni, che però Momoko non fu in grado di decifrare. Rimasero qualche istante in silenzio, senza smettere di guardarsi. D’un tratto, Jason si avvicinò ad un quadro poco distante da loro, che raffigurava una Giovane Sim in abiti rossi intenta a sistemarsi un piccolo fiore tra i capelli. Lo fissò per diversi minuti, respirando profondamente. Momoko rimase in attesa, con il cuore che le martellava forte nel petto. Una goccia di sudore le scese lungo la tempia.

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    «Fumiko pensava sempre a te, eri sempre nei suoi pensieri» mormorò Jason senza voltarsi «Era l’unico modo che aveva per tenerti accanto. In questo modo... io ti ho conosciuta. Attraverso questi dipinti, che nascondeva gelosamente qui, nel luogo per lei sacro, in cui trascorreva le sue giornate. Il luogo dove tutto nasceva, si evolveva, prendeva forma e terminava. Il luogo in cui lei dipingeva.»
    Momoko passò lo sguardo su ogni singolo oggetto presente in quella stanza. Si trovava nel posto in cui sua zia Fumiko spendeva la maggior parte del tempo. Improvvisamente, la sentì vicina. Una calda lacrime le scese rapidamente lungo il volto. Prontamente, Momoko la asciugò.

    9_2

    «Come avrai notato, questi dipinti sono a colori» proseguì Jason, indicando i quadri con il braccio «Come ti dicevo, Fumiko dipingeva per cercare un po’ di sollievo da tutta la sua sofferenza. Ma quando dipingeva te... tutto era diverso. Era felice e ti sentiva accanto a sé. Tu per lei non eri semplicemente una modella ricercata appositamente per lenire un dolore. Tu per lei eri la vita. E la vita è ricca di sfumature colorate.»
    Il volto di Momoko si distese nel sentire quelle parole. Gli angoli della sua bocca si incresparono verso l’alto, formando un sorriso sincero e grato. Subito dopo, però, il suo sguardo si incupì. Momoko cadde in un pianto disperato, lasciando che le lacrime scendessero copiosamente lungo il suo viso. Era così inerme davanti a Jason. Ma non le importava.
    Jason rimase qualche istante paralizzato davanti alla reazione di Momoko.

    8_

    Si avvicinò a lei per cercare di darle conforto. Momoko appoggiò una mano sul suo petto e cadde infine in suo abbraccio. Così forte e al tempo stesso così delicato.

    10_2

    Poco dopo Momoko si staccò da lui, asciugandosi le lacrime. Abbozzò un sorriso, allontanandosi imbarazzata di qualche passo.
    Si guardò intorno stranita, massaggiandosi il collo. Fino a poche ore prima non si sarebbe mai aspettata di essere inondata di tutte quelle nuove informazioni ed emozioni. Era così stanca. Cominciò a camminare avanti ed indietro per la piccola stanza e, poco dopo, si fermò accanto al cavalletto. Passò delicatamente le dita sulla tela bianca, che attendeva pazientemente di essere dipinta.
    Poco dopo, Momoko sentì lo sguardo di Jason puntato su di lei, a pochi centimetri di distanza. Sentiva il suo respiro fra i suoi capelli. Si morse un labbro, senza staccare gli occhi dalla tela. Sapeva di essere fissata insistentemente da lui e questo un po’ la spaventava. Ma soprattutto la intrigava irresistibilmente. Le piaceva che lui la guardasse, ma al tempo stesso voleva che smettesse. Forse più per paura di quello che sarebbe successo, che per il gesto in sé.

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    Improvvisamente, le venne in mente una cosa. Il suo cuore perse un battito. Si girò di scatto, e per poco le sue labbra non sfiorarono quelle di Jason. In quella frazione di secondo respirò la sua stessa aria, senza riuscire a distogliere gli occhi dai suoi.
    Si schiarì la voce, allontanandosi da lui. «Non capisco una cosa» cominciò Momoko aggrottando la fronte «Se tu già mi conoscevi, attraverso questi dipinti... quando mi hai vista per la prima volta qui in città sapevi già chi fossi?» Il suo sguardo era intimorito e ferito. Temeva una nuova delusione. Temeva di essere stata presa in giro un’altra volta. L’ennesima volta.

    12_2

    Jason si portò una mano alla bocca e cominciò a mangiarsi le unghie. «Senti, Momoko, non sono bravo con le parole» mormorò stropicciandosi gli occhi «e non sono bravo nemmeno a spiegare i miei sentimenti.» Si fermò qualche istante, senza smettere di guardare il viso perplesso di Momoko.
    «La prima volta che Fumiko mi ha mostrato un tuo ritratto io... sono rimasto incantato dalla tua bellezza» sussurrò fissandosi la punta delle scarpe, mentre le sue guance assumevano un colorito più roseo «Quel ritratto era così semplice, così pulito, così... perfetto, ecco.»

    13_2

    Nell’udire quelle parole, una vampata di calore invase tutto il corpo di Momoko, facendola arrossire. Il suo cuore cominciò a martellare nel petto, mentre lo stomaco si contorceva in una dolorosa danza. Rimase in silenzio, attendendo che Jason proseguisse nel discorso.
    «La prima volta che ci siamo incontrati non sapevo chi fossi. Non ci avevo nemmeno pensato che potessi essere lei, la Sim che mi aveva tanto colpito nei racconti e nei dipinti di Fumiko. Insomma, non avevo motivo di sperare di incontrarti nella realtà, no? Però... appena ti ho vista, quel giorno, ho provato qualcosa. E quel qualcosa lo provo anche adesso, guardandoti. Non so cosa sia. Davvero, non lo so. Ma so che voglio scoprirlo.»

    14_1

    I suoi occhi guizzavano da una parte all’altra del volto di Momoko, squadrandolo nei minimi dettagli.
    Momoko si morse un labbro, soppesando le parole da scegliere. «Io...» la frase le morì in bocca. Non sapeva cosa dire. Aveva aperto il suo cuore ad altri Sim in passato, che glielo avevano distrutto. Aveva paura.
    «Come faccio a sapere se mi posso fidare di te, Jason?» chiese con grandi occhi che chiedevano di essere compresi ed accettati. Era straziante il bisogno che emanavano di sicurezza e tranquillità.

    15_2

    Jason le sorrise, stringendosi nelle spalle. «Non puoi saperlo... puoi solo volerlo.»
    Momoko corrucciò la fronte ed alzò lo sguardo per incontrare quello di lui. Così sicuro. Così sincero.
    Jason le prese delicatamente la mano. Poi l’accarezzò con dolcezza. Nessuno l’aveva mai toccata con quella gentilezza e purezza. Stare a contatto con lui la mandava in completamente in tilt: ci metteva un tempo lunghissimo a pronunciare una frase e il più delle volte non sapeva nemmeno cosa stesse dicendo. Quando si trovava con lui tutto cambiava, tutto era diverso. Ed era intenzionata a capire il perché.
    «Anche io proprio qualcosa per te» annuì decisa «e anche io voglio scoprire di cosa si tratti.»
    Jason portò la mano calda di lei alla bocca e vi appoggiò delicatamente le labbra morbide.
    E poi successe tutto in un istante. Momoko non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi della vicinanza del suo volto a quello di Jason, quando sentì le labbra calde e morbide di lui contro le sue.

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    Un’ondata di calore travolse il corpo di Momoko, mentre Jason le sfiorava appena un braccio, per paura che quell’esile figura potesse frantumarsi come cristallo. Mille pensieri passarono per la mente di Momoko, ma lei decise di non ascoltarne nessuno, godendosi quel momento di pace e protezione che le offrivano quel corpo muscoloso e quel profumo inebriante. D’un tratto, Jason le prese il viso tra le mani, tirandole indietro i capelli e la baciò con più passione e desiderio.

    17_1

    Quando le loro labbra si separarono, Momoko rimase immobile ad osservare gli occhi di Jason. Erano così magnetici, così intensi, così profondi. Così verdi. Verdi come la speranza.

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    Edited by shorty6 - 18/4/2017, 23:14
     
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    Per parecchi versi la storia di zia Fumiko è anche più triste di quella di Momoko, poverina :(

    A questo punto, visto che manca solo più l'epilogo, spero proprio che almeno a Momoko e a Jason le cose in futuro vadano meglio!
     
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95 replies since 6/5/2015, 12:09   1483 views
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