Non è ciò che sembra

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  1. shorty6
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    Eccomi con un nuovo capitolo :)

    Oggi cominceremo a scoprire qualche indizio del passato di Momoko...



    Capitolo 8

    Terminato il lavoro Momoko si recò immediatamente a casa. Era stata una giornata ricca di novità ed emozioni, ed era terribilmente stanca. Non vedeva l’ora di concedersi una doccia rilassante e abbandonarsi sul divano a guardare un film.
    I suoi piani vaporizzarono non appena vide, lungo il vialetto di casa sua, Giulia ed Andrea che l’attendevano.



    Giulia cominciò ad agitare le braccia per attirare la sua attenzione. «Ehi Momo! Come promesso eccomi qui per sistemare la tua catapecchia!» esclamò soddisfatta con un luccichio negli occhi «Ta-dà, ho anche portato un aiutante: Andrea!» Spostò la braccia in sua direzione come a presentarglielo.
    «Ciao Momoko» la salutò Andrea sorridendo non appena furono abbastanza vicini «Mi fa piacere incontrarci di nuovo.»



    Come risposta Momoko mostrò uno dei suoi migliori sorrisi, lasciandosi incantare dal portamento sicuro e dagli occhi misteriosi del giovane uomo.
    Giulia spostava lo sguardo da un viso all’altro dei due ragazzi, mostrando un particolare interesse per la situazione che si era creata. «Sai Momoko,» intervenne dopo qualche secondo di silenzio «ho portato qui Andrea così potrà mostrarci come dipinge un pittore Anonimo.» Pose l’accento su quest’ultima parola ammiccando.



    Andrea corrucciò lo sguardo, ma non rispose alla provocazione; si limitò a darle con colpetto con la spalla.
    Poi tornò a fissare il volto di Momoko. In un primo momento lei abbassò lo sguardo: non era abituata a ricevere tutta quella attenzione. Poi, decisa, lo sollevò. Gli occhi di Andrea, nella penombra dei capelli, erano del colore del mare in tempesta, solamente che a Momoko trasmettevano un’idea di pace e tranquillità, di staticità. Ed era proprio quello di cui lei aveva bisogno, dopo una vita frenetica e dinamica.
    «Spero ti sia piaciuta la mostra, ieri» le disse con il suo tono di voce gentile e quegli occhi che sembravano sempre sorridere.



    «Mi è piaciuta molto...» sussurrò dolcemente Momoko.
    Ancora una volta Giulia si intromise nella loro conversazione, mostrando la sua presenza con un colpetto di tosse. Non poteva rimanere in silenzio per troppo tempo. «Allora ho già organizzato tutto: tu vai al Centro Estetico o dove ti pare» disse rivolta a Momoko «mentre io e il Pittore qui presente sistemeremo questa... casa. Come vedi siamo anche in Abiti Sportivi per l’occasione.»



    Momoko osservò gli Abiti di Giulia e alzò un sopracciglio.
    «Non preoccuparti,» la tranquillizzò Andrea con la sua voce dolce e pacata «la tengo d’occhio.»
    Le fece l’occhiolino e Momoko arrossì all’istante.


    ***


    «Ciao Lisa!» la salutò quando fu a pochi passi da lei «Grazie per essere venuta e, soprattutto, scusami per il poco preavviso.»



    «Ma dai, figurati! Mi fa piacere passare un pomeriggio diverso dal solito. Allora, pronta per andare in piscina?» le chiese con aria eccitata.
    Un’ora prima Momoko aveva deciso di chiamare la sua Collega per sviare il pensiero che Giulia si stava occupando della ristrutturazione e dell’arredamento della sua casa. Fu decisamente sorpresa quando Lisa le propose di passare il pomeriggio al Centro Comunitario di Nuoto. Momoko non Odiava Denudarsi, ma l’idea della piscina non la entusiasmava molto.
    «Eh, insomma...» ammise con flebile voce.
    Lisa le appoggiò una mano sul braccio in segno di incoraggiamento, mostrandole di aver Imparato a Conoscere il suo Tratto Timida. «Guarda, per esperienza ti dico che in questa stagione non c’è praticamente nessuno» la rassicurò cercando di incrociare il suo sguardo «vedrai che ti piacerà, ci rilassiamo un po’.»



    La difficile infanzia che Momoko si portava sulle spalle spesso la bloccava nelle attività anche più semplici. Ma era stufa di doversi sottomettere a ciò che altri le avevano causato.
    «Sai che ti dico? Hai ragione, andiamo a scaricare lo stress!» esclamò allargando le braccia in modo impacciato.



    Le due ragazze camminarono lungo le vie della città, mentre il traffico pomeridiano faceva da sottofondo ai loro discorsi. Momoko non poté fare a meno di condividere con Lisa gli sguardi fugaci che le aveva concesso il misterioso Andrea e così, in breve tempo, raggiunsero il Centro Comunitario di Nuoto.

     
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  2. And-One
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    La protagonista deve sperare di non ritrovarsi una brutta tappezzeria xD
     
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  3. Davide D99B Battaglini
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    sono terribilmente curioso di sapere come ristruttureranno la casa di Momoko :grin:
     
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  4. shorty6
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    Eheh scopriremo tra un paio di capitoli come diventerà la casa di Momoko :P
    Povera Giulia, non mi sembra abbiate molta fiducia in lei ;)
     
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    Ma no dai, sono sicura che Giulia farà un bel lavoro (però sono curiosa lo stesso di vedere che faccia farà Momoko quando vedrà casa sua completamente riarredata...)

     
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  6. shorty6
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    Ecco un nuovo capitolo :)
    Vediamo cosa succede in piscina...



    Capitolo 9

    Appena entrarono nella struttura, un’aria calda e umida travolse i loro corpi. Il Centro Comunitario di Nuoto era composto da una piscina rettangolare posta al centro, indirizzata ai Sim che Amano Nuotare, e da quattro piscine rotonde agli angoli, dedicate ai più piccoli. Su un lato era stata installata una vasca idromassaggio per i Sim Pantofolai che desideravano rilassarsi. In fondo, due amache su cui riposare e un tavolo da picnic per concedersi uno spuntino.



    Lisa si spogliò rapidamente, poiché l’umidità della piscina cominciava a rendere scivolosa la pelle. Momoko ammirò la Definizione dei Muscoli della Collega ed Imparò a Conoscere il suo Tratto Atletico. Momoko aveva ormai accettato il suo fisico asciutto e minuto, ma ora si sentiva a disagio a mostrarlo ad una città ancora sconosciuta.
    «Ehi, che aspetti?» le chiese Lisa d’un tratto «Si muore di caldo, togliti gli Abiti Per l’Aria Aperta!»



    Esaminando i pochi Sim che si intrattenevano all’interno della struttura, Momoko si rese conto che erano troppo concentrati a Spruzzarsi d’acqua o Nuotare per accorgersi della sua presenza. Alle volte dava un peso eccessivo agli avvenimenti e temeva troppo il giudizio altrui; ma, trasferendosi a Twinbrook, si era ripromessa di cambiare. Così, senza pensarci ulteriormente, si tolse con un rapido gesto gli Abiti, sistemandosi il costume intero color corallo, che si era leggermente sgualcito. «Che ne dici di andare in quella vasca idromassaggio?» chiese subito dopo, indicando un lato della struttura e cercando di mascherare il suo Tratto Timido.



    «Uh, ottima scelta» esclamò Lisa «Quell’acqua è riscaldata a 33 gradi!»
    A passi incerti per non scivolare sulle piastrelle bagnate, le ragazze raggiunsero la vasca e vi entrarono. L’acqua tiepida invase il corpo di Momoko, trasmettendole una sensazione di calma e serenità. Quando era piccola nessuno l’aveva mai accompagnata in piscina e durante gli anni dell’università non si era concessa alcuno sfizio; i Simoleon guadagnati con i lavoretti trovati sulla Bacheca Degli Annunci - collocata fuori dall'entrata dei Dormitori - erano unicamente indirizzati al pagamento della Retta Universitaria.
    «Scusami,» disse Lisa appena si furono accomodate «tu non hai frequentato la nostra Scuola Superiore Comunitaria, vero? Cioè, non mi sembra di averti mai vista.»



    Momoko si irrigidì. «No, mi sono trasferita qui da poco» la sua voce risultò piuttosto seccata, nonostante avesse cercato di camuffarla. Aveva capito che la conversazione stava prendendo una piega che a lei non piaceva e questo la innervosiva.
    «Beata te, io sono nata e cresciuta qui, non sai che noia!» rispose Lisa senza badare al suo tono di voce, portandosi le mani dietro la testa «Tu hai combinato qualcosa di più entusiasmante nella tua vita?»



    A Momoko si chiuse lo stomaco e una fitta le trapassò il cuore. Si spostò i capelli su una spalla, facendo cadere le punte dentro l’acqua. «Scusami, non mi va tanto di parlare della mia vita» mormorò osservando i suoi capelli galleggiare nell’acqua.
    «Oh, ma certo, scusami. Che maleducata che sono» si scusò Lisa con aria mortificata «Dai, allora basta chiacchierare, ora rilassiamoci un po’.»
    «Sì, ottima idea» mormorò Momoko, mentre una fitta al centro del petto la stava consumando.



    Momoko appoggiò la testa sul bordo della vasca, lasciandosi cullare dalle dolci onde artificiali. Chiuse gli occhi cercando di eliminare i ricordi che Lisa, inconsapevolmente, aveva fatto riaffiorare. Dovrei essere felice della mia vita, si rimproverò corrucciando la fronte, sta andando tutto per il verso giusto. Almeno per una volta merito di essere felice.



    Poco dopo Lisa, ormai stufa di ammirare la ceretta appena fatta al Centro Estetico, interruppe i suoi pensieri facendo così sfumare i ricordi «Che ne dici di spostarci su quelle amache? Così siamo più comode.»
    Quando Momoko aprì gli occhi, la ragazza stava indicando le amache poco distanti a loro che sembravano proprio invitanti. Annuì sorridendole e si alzò. La pelle bagnata a contatto con l’aria la fece rabbrividire; si avvicinò velocemente ad un’amaca strofinando le mani sulle braccia, in modo da asciugarsi e trasmettersi un po’ di calore. Abbandonò poi il suo corpo sull’amaca e, cullandosi dolcemente, si concesse un Pisolino.



    Dopo soli pochi minuti fu disturbata dalla risata soffocata di una giovane donna. Aprì leggermente gli occhi per vedere una bellissima ragazza poco distante a lei, con i capelli color miele raccolti in raffinate trecce e un costumino azzurro che di certo non passava inosservato.



    Subito dopo Momoko sentì i passi di un ragazzo avvinarsi alla giovane donna che continuava a mantenere uno sorrisetto malizioso. «Allora, lo facciamo stasera?» le chiese con voce calda il ragazzo.
    Momoko sbarrò gli occhi. Conosceva quella voce. Puntò lo sguardo in direzione dei due ragazzi e vide Jason intrattenersi con la giovane donna. Sembrava stesse rispolverando lo stesso atteggiamento Disponibile Al Flirt che aveva proposto il giorno prima ad un’altra ragazza. Disgustata Momoko si coprì il viso con un braccio, ma inevitabilmente riuscì ad udire il discorso dei due ragazzi.



    «Stasera? Non so se mi sento pronta» replicò lei mostrando grandi occhi da cerbiatta «Ci conosciamo appena...»
    Jason si avvicinò ancora di più a lei. «Ehi, non ti preoccupare, riuscirò a metterti a tuo agio... sono esperto ormai.» I suoi occhi erano profondi ed accoglienti, il suo portamento sicuro e spavaldo.



    «Beh, non saprei...» sussurrò la giovane donna arricciando una ciocca di capelli e mordendosi il labbro inferiore, continuando a guardarlo con occhi da cerbiatta.



    Momoko cominciava a stancarsi di quel comportamento. Per di più c’erano dei bambini nelle vicinanze. Se hanno intenzione di Nuotare Senza Vestiti, che se ne vadano altrove.
    Notando che i due ragazzi non avevano alcuna intenzione di abbandonare la loro Interazione Romantica, Momoko si alzò di scatto dall’amaca e si allontanò di qualche passo. Odiava i Sim Disponibili Al Flirt e aveva un valido motivo per farlo.
    «Ehi, Straniera» proferì una voce alle sue spalle. Momoko si fermò alzando gli occhi al cielo.
    Jason la raggiunse con passo svelto. «Non ti avevo notata! Come mai da queste parti?» le chiese con voce divertita.



    Momoko rimase in silenzio, cercando di mantenere il suo sguardo indignato fermo sugli occhi di Jason.
    «Cosa c’è?» le chiese socchiudendo gli occhi e avvicinandosi pericolosamente a lei.
    «C’è che questo è un Lotto Comunitario!» sbottò spalancando gli occhi e puntando l’indice contro di lui, maggiormente irritata dal suo atteggiamento disinteressato «E ci sono dei bambini! Non puoi fare queste... cose!»



    «Ma di cosa diavolo stai parlando? Non Interagire con me in Modo Perfido perché non ce n’è alcun motivo.»
    Momoko si limitò a fissare il suo viso con la bocca incurvata e le narici dilatate. Le piccole rughe ai lati della bocca e al centro della fronte di Jason sembravano quasi donargli un’aria più matura. I suoi occhi verdi sembravano aver perso la loro consueta sicurezza e trasmettevano sincerità.



    Momoko aggrottò la fronte. Forse l’aveva presa troppo sul personale e non aveva superato le minacce del passato. Quando i ricordi riaffiorarono, Momoko si sentì svenire. Una fitta le trapassò il cuore una, due, tre volte. Sentiva il suo corpo invaso da migliaia di aghi pungenti.
    «Io... devo andare» disse con un filo di voce.
     
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    Ahia, chissà cos'è successo in passato a Momoko per farla reagire così!
     
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  8. Davide D99B Battaglini
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    Questo Jason forse non è come pensiamo che sia
     
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  9. And-One
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    CITAZIONE (Davide D99B Battaglini @ 20/5/2015, 17:46) 
    Questo Jason forse non è come pensiamo che sia

    Già xD
     
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  10. shorty6
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    Non vi faccio attendere oltre, scopriamo come Giulia ha arredato la casa della nostra Momoko... fatemi sapere se vi piace ;)


    Capitolo 10

    Con un rapido gesto Momoko indossò gli Abiti Per l’Aria Aperta e uscì dal Centro Comunitario di Nuoto. Il cuore le batteva all'impazzata, una morsa teneva imprigionato il suo stomaco e delle lacrime salate cominciavano a scendere lungo le sue guance.



    «Momoko!» urlò Lisa alle sue spalle correndole incontro «Ma che succede?»
    Momoko si fermò bruscamente, rimanendo ad ascoltare i rapidi passi di Lisa che scendevano gli scalini.
    «Scusami Lisa, scusami davvero» mormorò Momoko con voce rauca girandosi verso di lei «Mi dispiace aver reagito in quel modo. Probabilmente non ho ancora sconfitto i fantasmi del passato» Si strinse nella spalle inarcando lievemente gli angoli della bocca verso l’alto. I suoi occhi umidi e pieni di collera incontrarono quelli dolci e dispiaciuti di Lisa.
    «Non so cosa ti sia capitato, ma vedo che hai sofferto molto» disse la Collega con voce ferma «Mi auguro che un giorno possa sistemarsi tutto.»



    Momoko le sorrise e fermò una lacrima che stava scendendo lungo il suo volto. «Meglio che vada a casa ora, ma grazie per avermi fatto compagnia. Anche se non sembra, l’ho apprezzato davvero tanto» Afferrò saldamente la sua mano in segno di gratitudine.
    Poi si avviò rapidamente verso casa, respirando profondamente l’aria fredda con il retrogusto amarognolo delle pigne bagnate ai lati della strada.



    Lungo il vialetto che conduceva alla sua casa, riusciva già a sentire i piccoli litigi di Giulia ed Andrea.
    «Ho detto di no-oo» protestava Giulia «Ma non vedi come ci sta male? Fermati! Mmmh non ti sopporto più!!»
    «Tu non mi sopporti più?» replicava Andrea «Io non ti sopporto più! Sono due ore che mi fai pitturare queste pareti di colori diversi: de-ci-di-ti!»
    Momoko salì velocemente gli scalini per intervenire in quella discussione, ma improvvisamente i due ragazzi scoppiarono in una grossa risata che fece sorridere anche lei. Aprendo la porta fu colpita da un forte odore di vernice mescolato al profumo dei mobili nuovi. Quando riuscì a mettere a fuoco la stanza le venne in mente un’unica parola: rosa. Eccetto qualche isolato mobile bianco, l’intera stanza - e annessi accessori - era rosa.



    Non appena si accorse della sua presenza, Andrea appoggiò il pennello da pittura sopra il coperchio della vernice e si avvicinò a lei.
    «Dimmi che ho sbagliato casa...» mormorò esterrefatta Momoko, senza riuscire a smettere di guardarsi intorno.
    Andrea posò una mano sulla sua spalla. «Sai che quando Giulia si mette in testa le sue idee folli nessuno la può fermare» le sussurrò con aria mortificata.



    Momoko rispose con un sospiro rumoroso.
    «Mah! Momo che ci fai già qui?» Giulia strabuzzò gli occhi e appoggiò sul divano un block-notes su cui aveva elencato con cura i cambiamenti da apportare alla casa.
    «Il pomeriggio in piscina non si è rilevato particolarmente rilassante» tagliò corto Momoko, spostando lo sguardo da una parte all’altra del soggiorno e della cucina, scossa per quel repentino cambiamento.
    «Ma non abbiamo ancora sistemato né il bagno né la camera!» piagnucolò Giulia avvicinandosi a Momoko con aria dispiaciuta.



    «Ah beh, non c’è bisogno che ti occupi anche di quello, non preoccuparti!» si affrettò a dire Momoko.
    «Beh allora già che sei qui, visto che è casa tua, è giusto che tu scelga-» fu interrotta da uno scoppio di risata nervosa di Momoko «...Quale colore preferisci per le pareti?»
    Con aria eccitata Giulia si avvicinò nuovamente al muro e mostrò a Momoko le alternative proposte. «Come potrai notare, quell'incompetente di Andrea le ha pitturate tutte di giallo, ma a me non piace! Dunque, preferisci verde prato e azzurro cielo?»



    Momoko osservò le pareti di fronte a lei. «Beh vedi forse sono entrambi dei colori un po’ troppo...»
    «Spenti?»
    «Accesi!»
    Giulia aggrottò la fronte. «Non ti piace come abbiamo arredato la tua casa?» chiese con grandi occhioni.



    «S-sì, è molto bella» mormorò Momoko, lasciandosi tradire dalla sua voce incerta «Come dire, è molto... rosa, ecco.»



    «Lo so!» esclamò Giulia entusiasta, intrecciando le mani con aria soddisfatta «Ho notato che il tuo accappatoio è rosa, quindi ho pensato fosse il tuo colore preferito! Sono o non sono un genio?»
    Giulia mostrò un abbagliante sorriso a trentadue denti degno delle migliori pubblicità di dentifricio.



    «Già, ottimo ragionamento» le rispose Momoko inarcando le sopracciglia e annuendo lentamente.
    «Uh, quasi dimenticavo: ho anche messo un vestito rosa in tuo onore!» volteggiò in modo impacciato per mostrarglielo «Così sono in pendant con la tua casa! Non è fantastico?»
    Momoko inarcò maggiormente le sopracciglia, ma si limitò a continuare ad annuire.
    «E’ stata l’unica cosa che ha fatto, a dire il vero» intervenne Andrea, salvando Momoko da quella situazione.
    «Non è vero!» protestò Giulia.



    Andrea si portò l’indice verso il viso, facendo finta di pensare «Hai ragione: hai anche rotto le scatole per tutto il pomeriggio.»



    Le diede un colpetto con la spalla che le fece perdere l’equilibrio e quasi cadere a terra.
    «Andrea!» ringhiò Giulia aggrappandosi a lui «Momo, meno male che sei arrivata, non lo sopporto più. Anzi, sai che ti dico? Che me ne vado a casa a farmi un bel bagno caldo, per scaricare questo stress» alzò il mento e si avvicinò alla porta.
    Momoko non ebbe nemmeno il tempo di replicare che Giulia era già uscita di casa. Si avvicinò rapidamente alla finestra per osservarla attraversare la strada. Con la sua improvvisa assenza la casa piombò in un silenzio assordante.



    Poco dopo Andrea si schiarì la voce. «E così... siamo rimasti soli» annunciò allargando le braccia e facendole ricadere lungo il corpo.
    Momoko si girò verso di lui, perdendosi nel suo sguardo gentile e rassicurante. Stare da sola con lui era una situazione strana, che la metteva in imbarazzo.
    «Giulia ha combinato un bel pasticcio, eh?» chiese Andrea portandosi una mano dietro la testa «Scommetto non ti piace come ha arredato la casa.»



    Momoko si strinse nelle spalle. Non sapeva come definire il nuovo stile di quella casa, sebbene di certo non rispecchiasse il suo .
    «Sai, stavo pensando... ecco, per rimediare al mio errore di non aver tenuto d’occhio Giulia...» farfugliò Andrea. Sembrava agitato e continuava a gesticolare freneticamente.



    «Cosa?» chiese Momoko corrucciando la fronte.
    Andrea inspirò ed espirò rumorosamente. «Ti va di uscire con me questa sera?»
    Momoko ebbe un sussulto. Aprì lievemente le labbra, mentre un’ondata di calore le attraversò il corpo.
    «Beh questo è il momento in cui dovresti dire “Sì”» la incoraggiò nervosamente Andrea dopo qualche istante di silenzio.



    Momoko si mordicchiò il labbro inferiore giocherellando con una ciocca ribelle di capelli.
    Andrea era un ragazzo così tenebroso, affascinante, carismatico, facoltoso... Un’artista?
    «Mi piacerebbe davvero molto uscire con te» disse tutto d’un fiato.
    «Fantastico!» esclamò Andrea, riacquistando la sua voce calda e distesa «Ti passo a prendere alle 8.»
    Si avvicinò a lei ed inaspettatamente l’abbracciò. Momoko fu sorpresa da quell’Abbraccio Romantico, ma dopo pochi secondi si lasciò andare, perdendosi nel profumo delicato della sua pelle. Riusciva a sentire il battito accelerato dei loro cuori, posti l’uno accanto all'altro.



    Quando si staccarono da quell’Abbraccio Romantico le loro labbra quasi si sfiorarono e un brivido percorse la schiena di Momoko.
    «Ci vediamo stasera, Momoko» le sussurrò dolcemente Andrea.



    Non appena Andrea uscì di casa, Momoko rilassò finalmente le spalle tese e si concesse una piccola piroetta di esultanza.
    Ho un appuntamento, ho un appuntamento!, ridacchiò fra sé e sé.
    Il suo sguardo cadde improvvisamente sul nuovo orologio sopra la scrivania. Segnava le 17.30. Era maledettamente tardi.
    Uomini, non capiscono che noi donne abbiamo bisogno di giorni per prepararci psicologicamente a quest’avvenimento, e ore per scegliere il vestito adatto!
    Dopo una breve doccia, Momoko corse velocemente in camera rovistando tra i suoi abiti migliori. Tutto doveva essere perfetto.



    Il cassetto del comò in cui aveva sistemato gli abiti da sera sembrava però fare i capricci.
    «Forzaaa, apritiii» esclamò Momoko tirando la maniglia con tutte le sue forze.




    Continuò a tirare fino a quando, improvvisamente, il cassetto si aprì facendola cadere a terra e sbattere contro il bordo del letto.
    «Aaaaah! Stupidi vecchi cassetti!» sibilò «E che male alla schiena.»



    La serata non stava di certo partendo con il piede giusto. Pura casualità o un segno premonitore?
     
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  11. And-One
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    Rosa ovunque ahaha, speriamo che Momoko possa rifarsi con una bella serata :)
     
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    Ahia, quel cassetto le ha proprio fatto fare un bel volo!

    Comunque, perché proprio il rosa? :o: Povera Momoko!
    Ma per lo meno sembra che la aspetti una serata interessante! Speriamo che almeno questa vada bene, su! Questa giornata per lei è già stata abbastanza pesante ;)
     
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  13. Davide D99B Battaglini
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    c'era da aspettarselo da Giulia <_< IO DETESTO IL ROSA!
     
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  14. solardrëam~
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    Recuperati tutti i capitoli! ^^
    Ma dai...la casa ora è stupendamente pacchiana ** mi piace xD
    Finalmente un'appuntamento con Andrea! Speriamo che fili tutto liscio per Momo :3
     
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  15. shorty6
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    Oggi vediamo come inizia l'appuntamento di Momoko e Andrea... :)



    Capitolo 11

    Momoko stava scegliendo gli accessori da abbinare al suo vestito nero con inserti in pizzo quando il campanello suonò.
    Una fitta al cuore e un sorriso sulle labbra.



    Diede per un’ultima volta una rapida occhiata al suo riflesso, sistemando alcune pieghe che si erano formate sull’abito, ed aprì emozionata la porta.
    Davanti a lei Andrea, in Abiti Formali, teneva tra le mani un mazzo di rose che le porse non appena i loro sguardi si incrociarono. Momoko aprì lievemente la bocca e le sue labbra umide catturarono la luce della lampada, donandole luminosità.
    «Momoko, sei splendida con questo abito» Andrea la salutò teneramente con un baciamano «Ti ho preso questi fiori rosa, ti piacciono?»
    Momoko, ancora rossa in volto per il complimento inaspettato, si lasciò sfuggire una risatina. «Grazie, sono davvero molto belli. Ma proprio rosa, eh?»



    «Pensavo fosse il tuo colore preferito...» ridacchiò Andrea facendole l’occhiolino.
    «Aspetta, li metto in un vaso.» Momoko si girò timidamente e, ancora incerta in quel nuovo ambiente, ripose i fiori all’interno di un vaso che appoggiò con cura sul tavolo da pranzo.



    «Sai,» disse Andrea avvicinandosi a lei «ha aperto un nuovo ristorante qui vicino, che ne dici di andare lì?»
    Momoko, sistemando qualche petalo di rosa con le spalle rivolte contro di lui, si concesse un sorriso disteso.
    «Certo,» mormorò girandosi infine verso di lui «prendo il cappotto e andiamo. Fa molto freddo fuori?»



    «Beh, non preoccuparti. Sono in macchina. A proposito, l’ho parcheggiata nel vialetto... spero non ti dispiaccia.»
    Momoko scosse la testa, rimanendo per qualche istante ad ammirare i suoi grandi occhi di un azzurro intenso che brillavano nella luce soffusa della cucina. Si sentiva nuda davanti a lui, come se la svestisse dei suoi pensieri e dei suoi comportamenti, ma al tempo stesso il suo sguardo le trasmetteva sicurezza e protezione.



    «Che ne dici di andare?» chiese Andrea senza smettere di osservarla intensamente.
    Ancora senza parole, Momoko si limitò ad annuire e si lasciò condurre all’esterno.
    «Quella è la tua macchina?» chiese stupita, scendendo gli scalini. Davanti a lei una Matea color grigio metallizzato la stava attendendo. Andrea si strinse nella spalle mostrando un gran sorriso di soddisfazione.



    Andrea aprì la porta dell’auto e fece accomodare all’interno Momoko. Immediatamente la colpì il profumo dei sedili di pelle nera. Toccò delicatamente gli interni di lusso, ancora incredula di essere salita su un’auto tanto costosa. Andrea salì a sua volta, percorse in retromarcia il vialetto e seguì un lungo rettilineo.
    Momoko cominciò a picchiettare nervosamente le dita della mano sul sedile; si sentiva terribilmente a disagio. Andrea impugnò il cambio per inserire una nuova marcia e sfiorò delicatamente la mano di Momoko. Quella carezza inattesa le procurò un brivido lungo la schiena che la fece sussultare.



    «Oh, mi spiace tu abbia freddo» mormorò Andrea dandole una rapida occhiata «aspetta, accendo l’aria calda.»
    Momoko alzò lo sguardo in sua direzione e gli sorrise teneramente, unico complice di quel gesto il buio della notte.
    Dopo pochi minuti, attraversato il ponte sopra il fiume della città, raggiunsero una zona che Momoko ancora non conosceva.



    «Non sono mai stata da queste parti» mormorò guardandosi intorno. Era un quartiere piuttosto piccolo, ma arricchito da straordinarie ville con grandi piscine e ampi giardini ben curati.
    «Beh, non c’è molto qui a dire il vero» le spiegò Andrea tenendo lo sguardo concentrato sulla strada «c’è qualche villa e il nuovo ristorante che ti dicevo.»
    «Abiti in questo quartiere?» chiese curiosa, ricordando che Giulia le aveva accennato della sua Famiglia Benestante.
    Andrea esitò qualche secondo prima di rispondere. «Sì, laggiù» disse infine indicando una grande villa con un Rivestimento color panna e delle Persiane blu.



    Momoko sgranò gli occhi, avvicinando la fronte al finestrino dell’auto. Nemmeno nei film aveva mai visto una casa tanto bella e spaziosa. Per un istante si chiese come sarebbe stato vivere in quella casa e, soprattutto, come sarebbe stata differente la sua vita se fosse nata in una famiglia tanto abbiente.
    «Ecco, siamo arrivati» annunciò Andrea distogliendola dai suoi pensieri.
    Appena scese dall'auto Momoko si trovò di fronte un locale discreto ma ben arredato. Sulla destra, gli Spruzzi d’acqua di una fontana creavano splendide coreografie.



    Appena entrati nel ristorante, un cameriere sorridente indicò loro un tavolo appartato in cui accomodarsi. Momoko si sedette timidamente su una sedia di legno e immerse lo sguardo nel menu. Non riusciva ad abbandonarsi completamente in quell’appuntamento, non era affatto rilassata. Forse è ancora troppo presto.
    Dopo aver scelto la consumazione, Andrea si concentrò nuovamente su Momoko. Sentiva che i suoi occhi intensi la stavano osservando.
    «Sono felice di essere qui con te» le sussurrò dolcemente. Momoko alzò leggermente lo sguardo per concedergli un sorriso imbarazzato.



    Andrea la fissò intensamente. «Scusami, magari avresti preferito fare qualcosa di diverso...»
    «No, assolutamente! E’ solo che-» si interruppe mordicchiandosi un labbro «Per me non è facile. Ho avuto delle esperienze difficili da superare, e sinceramente mi ritrovo qui oggi a chiedermi se le ho realmente superate.»



    Momoko abbassò nuovamente lo sguardo sul tavolo. Andrea le prese la mano piccola e sudata. La sua invece era così calda e sicura.
    «Anche io ho avuto un passato difficile» le confidò distogliendo per un istante lo sguardo «Ti ricordi che ti ho parlato di mia madre, che era una scrittrice?»
    Questa volta fu Momoko a ricercare il suo sguardo pieno di dolore. Annuì non appena i loro occhi si incrociarono.
    Andrea sospirò. «Mia madre è morta quando ero piccolo. Sono cresciuto con mio padre, che di certo non è stato un bel esempio di genitore» alzò le sopracciglia scuotendo la testa «così ora scarico tutta la mia frustrazione nell’arte.»



    Momoko aprì leggermente la bocca, senza smettere di fissarlo. Lo sguardo di Andrea sembrava vuoto, privo di emozioni. Ma Momoko sapeva che quella era solo una maschera, perché lei stessa l’aveva indossata per molto tempo. Forse troppo. Era arrivato il momento di confidarsi con una persona che l’avrebbe capita. Così, senza nemmeno accorgersene, cominciò a raccontare la sua storia.
     
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